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Qui ci metti quello che vuoi

I Care – Reggio Emilia

Chi siamo


-Lettera inviata alla trasmissione Caterpillar di Rai Radio2-

“Ciao, la storia di I Care nasce dalla mia dislessia e, immagino conseguente, incapacità cronica ad apprendere le lingue. Nel tentativo di imparare l’inglese, a casa e nei trasferimenti automobilistici, ho iniziato ad ascoltare audio in lingua, imbattendomi in un documentario di David Attenborough: “Una vita sul nostro pianeta”; per quanto non riuscissi a capire il significato puntuale del lavoro di Attemborough, colsi però che ben più della lingua inglese fosse in gioco, infatti, attratto anche dalle meravigliose immagini e suoni, cedetti e mi misi ad ascoltare in italiano; immediatamente mi si formò un quadro preciso delle nostre responsabilità e dell’imminenza di un epilogo drammatico dell’umanità e di molte altre forme di vita incolpevoli. Sapendo che sono un po’ originale e dotato di mediocre intelligenza, ho sentito il bisogno di un parere da parte di amici e conoscenti che stimo. Ho organizzato quindi una proiezione comunitaria del documentario dal quale muoveva la mia inquietudine, al termine della visione ho sinceramente chiesto se gli argomenti trattati fossero stati esasperati e se mi stavo preoccupando troppo: vedere che le nostre vite procedono come se nulla stesse per accadere, incuranti di auto avvelenarci , mi faceva pensare ad una follia collettiva oppure ad una mia esagerazione. Quella sera ho trovato i miei primi compagni di viaggio: condividiamo progetti, studio, ma soprattutto la consapevolezza che forse saremo una goccia nel mare ma che quella goccia noi la vogliamo mettere comunque e proveremo a convincere altri a fare altrettanto.

Dopo la condivisione della preoccupazione collettiva, la seconda fase è stata quella di individuare un cammino e non è stato facile all’inizio, poi, più si prende coscienza di sé e dei propri comportamenti quotidiani, più si individuano possibili azioni virtuose. Abbiamo chiamato un ricercatore di fisica, che ora è parte attiva di I Care, che ci potesse aiutare a circoscrivere gli ambiti di intervento; abbiamo esaminato e studiato le nostre bollette e cambiato fornitori di energia elettrica; abbiamo piantato alberi; abbiamo iniziato a guidare più piano (molto più piano, con maggior distanze di sicurezza, riducendo al limite le frenate) per fare fino a 80 km in più per pieno; abbiamo comprato 3 scooter elettrici per muoverci spostando meno peso; abbiamo fatto un gioco di ruolo sul cambiamento climatico; abbiamo partecipato ad incontri tematici che ci potessero aiutare a studiare ed inquadrare la questione climatica; stiamo cercando di stimolare l’installazione di mostre climatiche da parte di gruppi giovanili (chissà se riusciremo mai); stiamo cercando di fare, ma ancor più importante promuovere, comunità energetiche. Non è strano che non ci abbiate trovato online, in effetti siamo poca cosa, una chat che si allarga e si comprime, giovani e non, religiosi ed atei. Come tutte le organizzazioni umane siamo soggetti ad una partecipazione ondivaga e scostante, per fortuna però, siamo anche un piccolissimo gruppo di amici che gode nel trovarsi, pensare e fare cose e questo, per adesso, ci permette di lasciare acceso il lumino di questo porto di mare, I Care, che tutti possono abitare anche solo per una notte. Un saluto affettuoso e un grazie di cuore per quello che anche voi cercate di fare per la casa comune.” Massimo

PS: Ora prendo lezioni di Inglese con alcuni amici di I Care da una donna Ucraina, Oksana, ex insegnante di inglese scappata dal conflitto, purtroppo continuo a non capir nulla.


Presentazione I Care al convegno “Comunità energetiche e solari” Reggio Emilia 17.12.2023